lunedì 30 giugno 2008

Sondaggi negli Stati/ Rasmussen e SUSA

Rasmussen e Survey Usa pubblicano ancora buoni sondaggi per Obama.

La Georgia è il sogno forse irraggiungibile del candidato democratico: l'alta percentuale di afro-americani e i numerosi college presenti nello Stato potrebbero spingere Obama ben oltre il voto di Kerry, che si fermò poco sopra il 40%. In caso di forte delusione dell'elettorato repubblicano, McCain potrebbe perdere voti a causa di Bob Barr, un'ex Rappresentante Gop della Georgia alla Camera, candidato alla presidenza dal Partito Libertario. Lo Stato è ricco di cristiano evangelici che portarono Huckabee alla vittoria alle primarie del SuperTuesday, un elettorato freddo verso il senatore dell'Arizona. Un margine di distacco di 10 punti non è entusiasmante, ma significa comunque che Obama ha spazi politici per sfidare il suo avversario repubblicano in uno degli Stati conservatori più importanti per il Gop. Un gap ancora inferiore separa Obama da McCain in Arizona, un risultato deludente per il candidato del Gop considerando che si tratta dello Stato che rappresenta al Senato da ormai 22 anni.


Survey Usa registra ancora un margine di vantaggio di Obama in Virginia. E' il quarto sondaggio consecutivo che vede il junior senator dell'Illinois in testa in questo Stato, che non è vinto da un Democratico dal 1964. Le indagini di SUSA hanno sempre qualche sorpresa: in questo sondaggio Obama vincerebbe il 74% del voto afro-americano, un dato non credibile, poichè almeno l'85% dei neri voterà per il candidato democratico. La ripartizione geografica ed ideologica del voto indica invece un grado di credibilità del sondaggio molto maggiore, un esito demoscopico in linea col cambiamento demografico e sociale pro Dems che attraversa la Virginia, come ben sottolinea questa analisi del WP.

domenica 29 giugno 2008

Presidential Tracking/6-29

Il monitoraggio giornaliero di Rasmussen e Gallup si differenzia ancora di più rispetto a settimana scorsa- putroppo i dati di YouGov non sono stati ancora pubblicati sul sito di The Economist. Mentre Rasmussen vede Obama in testa di 6 punti, esattamente come 7 giorni fa, McCain recupera i 3 punti di svantaggio e ottiene un pareggio demoscopico in netta controtendenza rispetto alle indagini di queste settimane.
Nel campione di Gallup il distacco nell'identificazione politica tra Democratici e Repubblicani è comunque netto: nel secondo trimestre del 2008 tra Dems e Gop ci sono 8.7 punti di differenza, il più grande distacco mai registrato tra i due major parties americani negli ultimi 20 anni. Un dato molto simile rispetto ai valori di identificazione politica rilevati da altri istituti che hanno registrato margini di Obama molto più ampi.


Perchè il pareggio? Gallup sostiene come la metodologia dell'intervista, in particolar modo la richiesta di un giudizio sulla situazione generale del Paese, penalizzi fortemente McCain. Il senatore dell'Arizona, in un semplice confronto tra le due personalità, riesce nel sondaggio a superare la diffidenza diffusa nei confronti dei Repubblicani e dell'amministrazione Bush.
UPDATE
GALLUP HA PUBBLICATO I NUOVI VALORI DEL PT: OBAMA 46, McCAIN 42

COLLEGIO ELETTORALE/ 6-29

Le proiezioni del Collegio Elettorale continuano a vedere Obama in testa. Rispetto ad una settimana fa il candidato democratico perde alcuni EV a causa di nuovi sondaggi negli Swing States, ma a parte Rasmussen ogni sito di previsione mostra Obama sopra la soglia psicologica dei 300 EV. Rasmussen pronostica ancora incerti New Mexico e Colorado, Stati dove conduce Obama secondo altri istituti demoscopici.


sabato 28 giugno 2008

Sondaggio Nazionale / Time

Time pubblica un sondaggio condotto a livello nazionale dagli esiti sorprendenti, quasi come l'indagine realizzata da Newsweek settimana scorsa. Obama conduce di 5 punti percentuali, un margine in linea con il monitoraggio quotidiano di Rasmussen, ma la distribuzione del voto si differenzia nettamente dai risultati pubblicati dalle altre indagini, sia quelle effettuate a livello nazionale che quelle condotte nei singoli Stati.
Time rileva un elettorato democratico ancora scosso dalla lunga battaglia tra Hillary e Barack: ben il 26% degli elettori/sostenitori della senatrice di New York voterebbe McCain. Un ulteriore lascito dello scontro delle primarie è il basso risultato di Obama tra le donne, tradizionale punto di forza dei Democratici. McCain non riesce a sfruttare le divisioni dell'elettorato democratico per la sua debolezza tra i maschi e tra i bianchi, dove Bush dominò nel 2004. Il junior senator dell'Illinois registra a suo favore la netta crescita tra gli ispanici, mentre il -14 nel segmento cattolico è invero inquietante: essendo Obama cresciuto tra i latinos,ciò indica un'aperta ostilità tra i bianchi cattolici, gruppo sociale assolutamente decisivo per molti Stati in bilico.


Il campione sondato da Time è ancora molto incerto: il 17% è indeciso, e tra questi McCain ha un leggero margine di vantaggio, mentre il 46% degli indecisi non si è ancora formato un'idea sul candidato migliore. Ulteriore segnale di incertezza riguarda l'atteggiamento complessivo dell'elettorato: il 28% afferma di poter cambiare idea come November.

Sondaggio Nazionale / Franklin&Marshall

Sondaggio a livello nazionale di Franklin&Marshall, che mostra Obama in testa di 6 punti percentuali. L'indagine mostra alcune debolezze del candidato democratico che altri istituti non rilevano più, come un minor appoggio da parte del proprio elettorato, una certa difficoltà tra gli indipendenti e un'inaspettata debolezze tra i latinos. Ciònonostante, Obama riesce a condurre grazie alla crescente identificazione con i Democratici. Il junior senator dell'Illinois è in testa tra le donne e tra i single, i gruppi sociali maggiormente simpatetici al centro sinistra americano e molto delusi da Bush. Obama guida in ogni fascia di reddito, a parte coloro i quali che guadagnano più di 100 mila dollari, e conferma la sua forza, già emersa in modo preponderante, nella fascia più colta della popolazione


Obama mostra la tradizionale difficoltà dei Democratici nella parte dell'elettorato più religiosa, anche se il distacco nei confronti del Gop si è ridotto. In termini di collegio elettorale, il candidato democratico potrà beneficiare della grande competitività rilevata nel Midwest, l'area dove si trovano il maggior numero di Stati in bilico.

Sondaggi negli Stati: Rasmussen, Survey Usa e Fairleigh Dickinson

Rasmussen pubblica 2 indagini su Stati che dovrebbero andare a McCain, come November. Il Kentucky si trova in Appalachia, la regione rivelatasi più ostile a Barack Obama durante le primarie. Il sondaggio di Rasmussen mostra come il candidato democratico fatichi molto a ricevere il supporto del proprio elettorato. Solo la metà degli elettori che si identificano nei Dems sceglie Barack, e un terzo di loro preferisce McCain. Il vantaggio di 16 punti del candidato del Gop si spiega così, conferma della presenza ancora numerosa dei Reagan Democrats nell'area appalachiana. Più confortante è il sondaggio di Rasmussen sul Texas: solo 9 punti separano Obama da McCain in uno degli Stati più conservatori d'America. Il candidato repubblicano costruisce il suo vantaggio grazie al sostegno massiccio degli uomini - il dato dei maschi bianchi non è riportato ma sarà probabilmente un rapporto di 3:1 a favore del Gop - e del segmento indipendente. La parità sostanziale tra le donne e la maggioranza tra i latinos possono essere elementi sui quali Obama può lanciare la sfida a McCain.
Il New Jersey invece conferma la sua mutazione: 20 anni fa era una roccaforte repubblicana, ora fa parte del Solid Northeast, area di dominio dei Democratici. L'unica nota dolente del sondaggio di Fairleigh Dickinson è la freddezza dell'elettorato di Hillary Clinton nei confronti di Obama: solo il 60% di coloro che hanno votato alle primarie la senatrice di New York afferma di preferire il candidato democratico, mentre il 18% voterà McCain.


SurveyUsa registra invece un vantaggio di 2 punti di Obama in Ohio, Stato che con i suoi 21 EV sarà decisivo se l'elezione sarà equilibrata.Obama guida tra giovani, donne e riesce a tenere abbastanza bene nell'elettorato bianco, vincendo inoltre nel segmento indipendente, che secondo questo sondaggio peserebbe solo per il 16%. La suddivisione ideologica dell'elettorato sembra però credibile- un terzo conservatore, un quinto progressisti e 40% moderato. Quest'ultimo segmento è dominato da Obama, con valori simili a quelli registrati nelle midterm 2006. Un segnale molto incoraggiante, dato il trionfo di Sherrod Brown. Al solito la distribuzione territoriale del voto lascia qualche dubbio, come in tutti gli ultimi sondaggi di Susa, istituto che utilizza un campione casuale e non ponderato. Il voto di Obama potrebbe essere sottovaluto nell'area di Cleveland, dove guida con meno di 10 punti di percentuali, e sicuramente sopravvaluto nella zona intorno a Cincinnati, dove il candidato democratico è rilevato da Susa con un vantaggio di 4 punti. Un margine esiguo, ma quell'area è storicamente repubblicana: perfino il democratico Strickland perse nel 2006 a Cincinnati e relativa suburbia, quando diventò governatore dell'Ohio con oltre 20 punti di vantaggio a livello statale.

Unity, NH

Primo comizio di Hillary con Obama. A Unity, dove nelle primarie del New Hampshire conquistarono gli stessi voti, 107.

venerdì 27 giugno 2008

La strada per l'Unità

Per i fortunati che si trovano in New Hamphire, la logistica del comizio di oggi a Unity.

Unite for Change Rally with Barack Obama and Hillary Clinton

Join Barack Obama and Hillary Clinton for a rally in Unity, NH on Friday, June 27th. The event is free and open to the public.
There is NO ONSITE PARKING. Members of the public must take shuttles provided by the campaign to access the event.
Shuttles will begin running at 10:00 a.m. from the locations listed below. Tickets are REQUIRED to ride the shuttles. Unfortunately tickets are no longer available for this event.
Unite for Change Rally With Barack Obama and Hillary Clinton
Unity Elementary School864 Second NH TurnpikeUnity, NH 03773
Friday, June 27thShuttles service begins at 10:00 a.m.Gates Open at 11:00 a.m.
SHUTTLE LOCATIONS:
Mount Sunapee Resort1398 Route 103Newbury, NH 03255Map and Directions
Twin State Speedway282 Thrasher RoadClaremont, NH 03743Map and Directions

Sondaggi negli Stati/ Rasmussen, Qunnipiac e Texas Lyceum

Quinnipiac ha effettuato un sondaggio con un campione molto ampio - 1500 intervistati a livello di singola indagine - per conto di WSJ e Washington Post in 4 importanti Swing States delle ultime due elezioni: Colorado, Michigan, Minnesota e Wisconsin. In questi Stati guida sempre Obama, con margini diversi ma omogenei sia per quanto riguarda il distacco che per quanto concerne i gruppi sociali che lo appoggiano.
Minnesota e Wisconsin, dove Obama stravinse alle primarie, non sarebbero più da considerare Stati in bilico: il candidato democratico ha più di 10 punti di vantaggio. Obama vince nettamente tra gli indipendenti, e riesce anche a conquistare una risicata ma importante maggioranza nell'elettorato bianco. Le donne sono sempre più orientate verso i Dems in questi 2 Stati, mentre gli uomini sostengono Obama in modo meno netto.
In Colorado, unico Stato di questa indagine vinto da Bush nel 2000 e 20004, e Michigan il vantaggio della presumptive nominee democratica è invece inferiore alla doppia cifra, attestandosi comunque al di là del margine di errore statistico. Al solito Obama è in testa tra le donne, mentre in questi due Stati McCain riesce a prevalere tra gli uomini. Obama perde di poco il voto bianco in Michigan così come in Colorado, ma le minoranze etniche riescono a ribaltare la situazione. Particolarmente confortante è l'importante margine di vantaggio - 62 a 36- del candidato democratico nell'elettorato ispanico in Colorado.


I dati molto promettenti di Quinnipiac hanno una sola e semplice spiegazione: l'enorme disaffezione verso l'amministrazione Bush. Il tasso di approvazione/disapprovazione del presidente è al 31 - 63 per cento in Colorado, 26 - 67 per cento in Michigan, 24 - 70 per cento in Minnesota e 27 - 67 per cento in Wisconsin.
Un simile scenario politico si ritrova nell'indagine realizzata da Texas Lyceum: Obama di conseguenza avrebbe solo 5 punti di distacco da McCain. Anche in questo sondaggio si nota un grande vantaggio dei Democratici nell'identificazione politica, un dato possibile ma certo da prendere con le molle in uno Stato così legato al Gop.
Rasmussen, che pesa l'identificazione politica, registra margini di vantaggio di McCain nettamente inferiori rispetto a quelli di Bush in due Stati sudisti come Tennessee e Mississippi. Obama riesce a vincere tra i giovani e mantenere il distacco contenuto tra gli indipendenti. Ancora troppo poco perchè il miracolo accada, ma mettere laGop Machine in difficoltà in questi 2 Stati sarebbe già un trionfo.

giovedì 26 giugno 2008

Sondaggi negli Stati/ Rasmussen e SUSA

Rasmussen registra un crollo di McCain in California. Un possibile motivo del pessimo risultato del candidato del Gop è il sostegno alle trivellazioni petrolifere a largo delle coste americane, un tema tradizionalemente molto sensibile in California. Nel 1969 nel canale di Santa Barbara accadde un disastro ecologico causato dalla fuoriuscita di 10 milioni di litri di greggio che provocò la rinascita del movimento ambientalista americano. In California Obama aumenta il sostegno tra i Democratici e gli Indipendenti, mentre McCain subisce una flessione tra gli elettori del Gop. La situazione attuale vede ora un distacco abissale: lo Stato non è mai stato in gioco, ma è utile per i Repubblicani sapere che fare campagna contro l'ambiente può provocare disastri in California, anche con un gallona di gasoline a 4 dollari.


In Nebraska i Democratici non vincono dal 1964, e sembra che il ciclo continuerà ad essere favorevole al Gop. Il Missouri è invece motivo di preoccupazione per Obama. Survey Usa registra una crescita del distacco da McCain nel Bellwether State. Dal 1904 ad oggi, solo Adlai Stevenson nel 1956 ha vinto in Missouri e perso la Casa Bianca. Alcuni dati del sondaggio rilevano interessanti spazi politici, se non qualche errore. I due candidati si dividono equamente il voto giovanile(18-34), un'insolita eccezione in un gruppo dominato da Obama. Inoltre Obama perderebbe di 5 punti nell'area metropolitana di Kansas City, dove vinse alle primarie contro la Clinton. Questa zona, seppur meno favorevole ai Democratici rispetto all'altra grande città del Missouri, St. Louis, è tradizionalmente appannaggio dei candidati dei Dems. Nel 2004 vinse Kerry, un candidato di minor appeal rispetto al Midwesterner Obama in Missouri. Nelle midterm 2006 l'area di Kansas City consegnò la vittoria a Claire McCaskill, e di conseguenza un seggio fondamentale per la riconquista del Senato.

mercoledì 25 giugno 2008

Sondaggio Nazionale / LA Times Bloomberg

Sondaggio di uno dei quotidiani più letti degli Usa, LA Times, in collaborazione con Bloomberg. L'esito dell'indagine demoscopica è molto favorevole ad Obama, che raddoppia il vantaggio rilevato a maggio e ottiene un significativo margine di vantaggio, 12 punti. Se la corsa fosse a quattro, con la presenza di Bob Barr e Nader, Obama batterebbe McCain 48 a 33. Il libertario Barr riceverebbe il 3%, mentre il candidato indipendente Nader guadagnerebbe il 4% dei consensi. Il dato che altera la gara, molto simile a quello rilevato dall'ultima indagine di Newsweek, è il crescente gap tra Democratici e Repubblicani, che per dimensione(17 punti di distacco) lascia comunque abbastanza perplessi. Ad Obama basta raggiungere un'ampia maggioranza nel proprio elettorato di riferimento per acquisire un margine incolmabile. McCain sconta la delusione degli americani per l'attuale situazione: ben il 78% degli intervistati ritiene gli Usa in una direzione sbagliata, e solo il 23% approva l'operato di Bush, contro il 73% che ne è insoddisfatto.


Il sondaggio mostra inoltre come siano le donne il fattore di cambiamento della demografia elettorale, tanto che Obama prevale abbastanza nettamente perfino tra la componente femminile dell'elettorato bianco.Ulteriore elemento di preoccupazione per il Gop è lo scarso appeal del suo alfiere alle presidenziali: neanche delle metà di chi voterà McCain si ritiene entusiasta della sua candidatura. Un dato che si riflette nella freddezza della base conservatrice, che solo al 49% si ritiene soddisfatta di McCain.
Il tema più importante per la metà degli elettori è l'economia: Obama vince in questo segmento del campione 47 a 34, un margine praticamente identico all'orientamento di voto complessivo.

Sondaggi negli Stati/ PPP e SUSA

Buone notizie dal Michigan. Lo Stato di Detroit aveva mostrato una particolare difficoltà di Obama nei mesi scorsi, in conseguenza delle controverse primarie di gennaio poi annullate. Le recenti tappe della campagna elettorale del candidato democratico in Michigan sembrano aver dato effetti. PPP vede un vantaggio di 9 punti, un margine significativo costruito grazie al maggior sostegno dell'elettorato dei Dems, che preferisce al 78% Obama contro il 74% dei Repubblicani in appoggio a McCain. Gli indipendenti sostengono Obama, seppur con un margine contenuto. Rispetto al sondaggio dell'Ohio di PPP di una settimana fa, l'identificazione politica del campione sembra molto credibile: il 38% si dichiara democratico contro il 30% che simpatizza per il Gop. Il candidato dei Dems ottiene ovviamente un vasto appoggio dagli afro-americani, ma conduce anche tra i bianchi grazie al sostegno delle donne. McCain riesce a vincere solo tra i maschi bianchi e nelle fasce di popolazione più anziana.

SurveyUsa pubblica due sondaggi a livello statale. In New Mexico il margine di Obama è di 6 punti inferiore rispetto a quello registrato da Rasmussen ieri. Decisivo per la vittoria è il voto ispanico, che al momento preferisce il candidato democratico in un rapporto di 2 a 1. In Indiana la sfida tra McCain e Obama sarebbe molto equilibrata, una sorpresa vista la tradizione repubblicana dello Stato. L'identificazione politica vede prevalere i Democratici, un dato un pò sospetto. Le primarie dell'Indiana a maggio furono molto partecipate, tanto che si recarono alle urne più persone rispetto ai voti totali raccolti da Kerry nel 2004, e mostrarono una particolare forza di Obama, che riuscì sostanzialmente a pareggiare smentendo i sondaggi della vigilia. Lo Stato si trova nelMidwest, zona di provenienza di Obama, e ha una parte del suo territorio, quella nord occidentale, legata all'area metropolitanza di Chicago. Rendere competitivo uno Stato vinto da Bush con più di 20 punti percentuali sarebbe già un successo. Nel 2006 tre distretti congressuali furono strappati, a sorpresa, ai Repubblicani.



martedì 24 giugno 2008

Sondaggi negli Stati/ Rasmussen, SUSA e GSG

Tra i nuovi sondaggi pubblicati nel weekend e ieri nei singoli Stati, spicca il clamoroso -2 di Obama in Alaska. Un risultato che proviene da un sondaggio commissionato dai Democratici, e riportato dal blog del WP. I numeri di Obama in Alaska sono così buoni - anche Rasmussen vedeva una situazione sorprendentemente positiva per il senatore junior dell'Illinois- che il primo spot televisivo della sua campagna nazionale è stato trasmesso anche in questo Stato, dove Kerry affondò a -25 da Bush. Nel sondaggio di GSG sorprende ancora la prestazione di Bob Barr, il candidato dei Libertari, accreditato di un discreto 3%. L'ex Congressman della Georgia sarà il Nader del 2008? Il New Mexico, che nel 2000 e nel 2004 era stato deciso per poche migliaia di voti, sembra uscire dalla categoria degli Swing States. Bush nel 2004 vinse grazie all'incremento tra gli ispanici, che però nel 2008 tendono sempre più verso i Democratici.

Susa vede invece una gara estremamente equilibrata in Oregon, ma come nel caso del Minnesota di qualche giorno fa l'allocazione geografica del voto stupisce. Il margine di Obama nell'area di Portland sembra troppo basso per una zona così spiccatamente progressista. Susa registra invece 30 punti di distanza tra Obama e McCain nell'area di Seattle, un solco che sposta lo Stato di Washington nella colonna democratica. Seattle e Portland sono due città politicamente gemelle, e probabilmente la verità è nel mezzo. Lo Utah andrà al Gop anche in caso di ecatombe elettorale, senza dubbio alcuno.

Rasmussen registra un incremento del distacco di McCain in Pennsylvania, anche se ancora contenuto. Sorprendentemente, nello Stato di Philadelphia e Pittsburgh il vantaggio di Obama è costruito sul supporto dell'elettorato maschile. Il candidato democratico deve ricompattare il suo elettorato in Pennsylvania, ancora memore di una campagna elettorale per le primarie troppo elitaria e quasi rancorosa. Il 69% degli elettori democratici sostiene Obama, circa 10 punti sotto la media nazionale delle varie indagini demoscopiche: un incremento del loro consenso garantirebbe senza eccessivi problemi lo Stato e i suoi fondamentali 21 EV.


lunedì 23 giugno 2008

COLLEGIO ELETTORALE/ 6-23

Rispetto ad una settimana fa, la proiezione del Collegio Elettorale è più favorevole ad Obama, che ha mostrato una prestazione demoscopica ottima durante gli ultimi 7 giorni. L'unità dell'elettorato democratico spinge in avanti il senatore dell'Illinois, che guadagna EV secondo ogni metodologia di previsione. Rasmussen prevede finora la gara più incerta basandosi sui propri sondaggi, mentre la proiezione più favorevole a Obama è realizzata da Electionprojection, sito di spiccate tendenze conservatrici. Il dato di RCP è inserito assegnando gli EV degli Stati considerati Toss-Up, ovvero la colonna pari.

Presidential Tracking/6-23

Le rilevazioni nazionali sulle presidenziali eseguite da Gallup e Rasmussen su base giornaliera e da YouGov con cadenza settimanale vedono Obama in testa, anche se il vantaggio nei confronti di McCain rimane sempre contenuto. Gallup continua a rilevare una corsa equilibrata, con una tenuta sostanziale di McCain grazie soprattutto al sostegno dell'elettorato bianco e maschile. Rasmussen registra una sostanziale parità tra gli uomini, mentre le donne danno il vantaggio al candidato democratico, che sconta una contenuta difficoltà tra i bianchi(-7), ma vince nettamente tra le minoranze etniche. YouGov, che conduce il sondaggio per il settimanale The Economist, offre un quadro ancora incerto, nel quale Obama primeggia grazie alla maggiora identificazione politica dell'elettorato nei confronti dei Democratici. Pareggio tra gli indipendenti, mentre per quanto riguarda genere ed etnia i dati sono, proporzionalmente, molto simili a quelli di Rasmussen.


sabato 21 giugno 2008

Latino Decisions

Pacific Market Research, insieme a due politologi dell'Università di Washington, ha condotto un'inchiesta su uno dei gruppi sociali che deciderà l'esito delle prossime presidenziali, i latinos.

Il 4 Novembre l'elettorato di origine ispanica dovrebbe rappresentare l'8% dei votanti, e molti di essi saranno concentrati in alcuni Swing States essenziali per la vittoria della Casa Bianca come Florida, New Mexico, Nevada o Colorado. Nonostante le difficoltà alle primarie, Barack Obama sembra essere riuscito a recuperare i molti ispanici che avevano preferito Hillary Clinton.

John McCain si trova invece in netto svantaggio, benchè sia stato promotore di una sanatoria dell'immigrazione clandestina, poi fallita, assolutamente condivisa dai latinos. Bush corteggiò insistentemente gli ispanici, e i frutti si videro nel 2004, quando Stati come Florida e New Mexico furono appannaggio del candidato repubblicano anche in ragione del crescente sostegno dei latinos, che negli anni '90 così come nel 2000 avevano scelto nettamente, con un rapporto di 2 a 1 e superiore al 70% nel 1996, i candidati democratici. Le polemiche sul progetto di sanatoria dell'immigrazione clandestina, sponsorizzata dalla Casa Bianca ma avversata dai Repubblicani più conservatori, capeggiati dal duro e puro Tom Tancredo, hanno reciso i legami tra Gop e latinos, che nel 2006 furono essenziali per la riconquista Democratica del Congresso.


A 1 anno e mezzo di distanza le cose non sembrano essere cambiate. Gli ispanici preferiscono Obama in modo netto ed omogeneo, con un lieve recupero di McCain solo nella fascia di età più anziana. Solo la Florida vede un sostanziale equilibrio tra i due candidati, ma ciò è un segnale di allarme per McCain. Nel Sunshine State la metà degli ispanici è formata dai cubano-americani, i quali sono anti-castristi e anti-comunisti viscerali e di conseguenza più propensi a votare per i Repubblicani. Se in Florida Obama riesce ad essere testa a testa tra i latinos, negli altri Stati la presumptive nominee democratica è invece largamente in testa. Dai puertoricani di New York ai messicani del Texas, i latinos sembrano essere tornati ai tempi di Bill Clinton, quando circa il 70% degli ispanici votava per il candidato presidente dei Dems.

Sondaggi Nazionali/Fox, Usa Today e Newsweek

Nuovi sondaggi nazionali pubblicati da FoxNews, Usa Today/Gallup e Newseek. Fox registra una gara equilibrata, nella quale la leadership di Obama è sostanzialmente decisa dal vantaggio dei Democratici nell'identificazione politica. Lo stato incerto dell'economia, le recenti crisi finanziarie e la benzina a un dollaro al litro sono la peggiore eredità possibile per un partito al governo, e i repubblicani ne risentono in modo netto. Lo svantaggio registrato del Gop è comunque contenuto rispetto ad altre indagini demoscopiche: solo 7 punti percentuali, mentre McCain riesce a vincere nel segmento dell'elettorato indipendente. Brutta notizia per Obama, che vede con sollievo il netto supporto nei suoi confronti da parte dell'elettorato pro Hillary Clinton.




Usa Today/Gallup registra un vantaggio maggiore per Obama, 6 punti percentuali, determinato dalla superiorità di Obama in 3 segmenti dell'elettorato: un significativo + 14 tra le donne, un enorme gap tra i giovani e un confortante + 12 tra gli indipendenti. In termini di distribuzione territoriale del voto, il candidato democratico è in testa, come da tradizione, sulle due Coste, mentre McCain trova il sostegno del Sud americano. Il Midwest, luogo caratterizzato da numerosi Swing States come Iowa, Michigan, Ohio, Missouri e Wisconsin propende per Obama, un dato confortante in termini di Collegio Elettorale.

Newsweek registra il primo, significativo rimbalzo demoscopico da parte di Obama dopo la conquista della nomination. Un ottimo +15, ottenuto grazie ad un netto margine di vantaggio nell'identificazione/tendenza politica verso i Democratici. Rispetto al sondaggio di Usa Today, il candidato democratico incrementa il distacco tra le donne, mentre è sostanzialmente simile il margine di vantaggio nell'elettorato indipendente. Sorprende il vantaggio di Obama tra i bianchi, che nel 2004 scelsero Bush con un margine di +16, mentre nelle midterm 2006 preferirono il Gop con un molto più contenuto+4. Le minoranze etniche più cospicue, afro-americani e latinos, sono compatte dietro alla presumptive nominee dei Dems. Il sondaggio di Newsweek potrebbe a prima vista sembrare "esagerato", ma l'analisi delle categorie mostra un quadro tutto sommato credibile. L'identificazione politica così spiccata nei confronti dei Democratici è il vero valore che altera la gara: anche i sondaggi più ottimisti per i Repubblicani vedono però un ritardo che sfiora sempre la doppia cifra.

Sondaggi negli Stati/ Rasmussen, Insider Advantage, SUSA

Survey Usa conferma la California nella colonna democratica. Obama vince grazie ad una buona performance tra i latinos(+39) e tra le donne. McCain vince nell'elettorato bianco e mantiene alta la percentuale tra i consevatori, ma gli indipendenti scelgono il candidato democratico in modo chiaro, con oltre venti punti di margine. Dati omogenei alle elezioni del 2004.

La grande sorpresa demoscopica arriva dalla Georgia, sogno proibito della campagna di Obama. La presumptive nominee democratica ottiene un ottimo risultato tra gli elettori democratici e sopravanza McCain nel segmento degli indipendenti, tanto da ridurre il distacco subito da Kerry di quasi 15 punti. La presumptive nominee repubblicana è penalizzata dalla presenza del candidato del Partito Libertario, Bob Barr, che ottiene un (clamoroso) 6%. Barr è stato Rappresentante per il Gop del settimo distretto congressuale della Georgia alla House, e nell'indagine toglie in percentuale più voti a McCain che a Obama. Il 5% dei Democratici georgiani voterebbe Barr: nel 2004 il 13% dell'elettorato democratico scelse Bush, e quindi tendenzialmente anche questi sono voti sottratti al candidato del Gop.

Susa assegna l'Iowa ad Obama, con un vantaggio di 4 punti. Un margine discreto, considerando che nelle ultime due elezioni lo Stato è stato vinto con meno di 1 punto percentuale. Le donne dell'Iowa sono il gruppo decisivo per la vittoria di Obama, così come i giovani: un dato omogeneo a ciò che successe nel caucus di inizio gennaio che lanciò la campagna del junior senator dell'Illinois.

Rasmussen registra in New Hampshire, a differenza della Florida, lo stesso margine di vantaggio per Obama rilevato da ARG. Il New England uscirebbe dunque dalle speranze di McCain. Il West sarà invece il campo di battaglia principale delle presidenziali, come November. McCain si conferma molto forte in Nevada, Stato omogeneo e confinante alla sua Arizona. Obama tiene ravvicinato il suo distacco grazie al supporto delle donne, mentre gli indipendenti danno a McCain il margine decisivo per rimanere in testa.



venerdì 20 giugno 2008

Sondaggi negli Stati/ Rasmussen e ARG

Nuovi sondaggi su 3 tradizionali Swing States via Rasmussen e ARG. Rasmussen vede Obama in leggero vantaggio in Colorado, uno dei target dei Democratici come November, tanto che la capitale dello Stato, Denver, ospiterà la Convention a fine agosto. Obama ha un consenso tra gli elettori democratici inferiore rispetto a quello di McCain tra i repubblicani, ma riesce a mantenere un minimo vantaggio grazie al supporto degli indipendenti. Situazione simile al New Hampshire, dove però l'elettorato democratico è più numeroso- siamo in New England, non a caso - e ciò consente ad Obama di ottenere un vantaggio significativo nello Stato che ha permesso la rinascita di McCain nelle primarie del Gop. La madre degli Swing States, la Florida, ha invece prodotto risultati molto diversi per Arg e Rasmussen. I valori di McCain rimangono simili, mentre cambia molto la prestazione della presumptive nominee democratica, che passa dal 39% di Rasmussen al 49% di ARG. American Research Group pubblica sul sito i valori del sondaggio: Obama tiene molto bene nell'elettorato bianco, in primis grazie alle donne e alla fascia di popolazione dai 18 ai 50 anni. Il supporto degli afro-americani è plebiscitario e consente a Obama di mantenere un discreto margine di vantaggio, 5 punti. Il senatore dell'Illinois perderebbe tra gli ispanici di 10 punti, un dato non buono ma in Florida i cubano-americani sono molto numerosi e tendono nettamente verso i repubblicani. Rasmussen purtroppo non mostra i risultati nei vari gruppi sociali come ARG, sui quali tornerò nei prossimi giorni comparandoli con quelli di altri Stati monitorati.


giovedì 19 giugno 2008

Country I Love, il primo spot di Obama

Primo post di Obama realizzato per le elezioni generali. Moderato e patriottico, davvero un buon inizio. Sarà trasmesso in Alaska, Colorado, Florida, Georgia, Iowa, Indiana, Michigan, Missouri, Montana, Nevada, New Hampshire, New Mexico, North Carolina, North Dakota, Ohio, Pennsylvania, Wisconsin e Virginia.

Tutti gli Swing States, più alcune sorprese di West e Sud che potrebbero realizzarsi, come November. Ecco il testo:

I’m Barack Obama.

America is a country of strong families and strong values. My life’s been blessed by both.

I was raised by a single mom and my grandparents. We didn’t have much money, but they taught me values straight from the Kansas heartland where they grew up. Accountability and self-reliance. Love of country. Working hard without making excuses. Treating your neighbor as you’d like to be treated. It’s what guided me as I worked my way up — taking jobs and loans to make it through college.

It’s what led me to pass up Wall Street jobs and go to Chicago instead, helping neighborhoods devastated when steel plants closed.

That’s why I passed laws moving people from welfare to work, cut taxes for working families and extended health care for wounded troops who’d been neglected.

I approved this message because I’ll never forget those values, and if I have the honor of taking the oath of office as president, it will be with a deep and abiding faith in the country I love

Sondaggi negli Stati/ Rasmussen, PPP, SUSA

A livello nazionale Zogby registra un vantaggio di Obama di 5 punti percentuali, ma le vere sorpresa arrivano dalle indagini demoscopiche nei singoli Stati. Rasmussen mostra il crollo del Gop nel Maine, antico stronghold del partito di Lincoln. Ancora più sconvolgente è il sondaggio dell'Alaska, Stato vinto dai Democratici solo nella landslide di LBJ nel 1964. Obama sarebbe solo a 4 punti di distanza da McCain, in uno Stato che Bush vinse con oltre 30 punti di margine. Il recupero (clamoroso) del candidato democratico è determinato da un vantaggio di 15 punti nel segmento degli indipendenti. Rasmussen vede invece un testa a testa in Ohio a differenza di Quinnipiac, con McCain capace di vincere nel segmento dei moderati, oltre all'ovvia prevalenza tra gli elettori conservatori. SUSA continua invece a mostrare un Wisconsin sempre più orientato verso i Democratici, un dato coerente con altre indagini di diversi istituti. Per uno Stato prossima all'uscita dagli Swing States, arriva invece un ex Red State ormai sempre più Purple. Secondo PPP la Virginia potrebbe dare i suoi 13 EV ad Obama, anche se di poco - 2 punti percentuali. Quello che appare sempre più probabile è che lo Stato Mother of Presidents a Novembre diventerà uno dei centri focali dello scontro tra Obama e McCain. Una pessima notizia per i Repubblicani, tra le tante.


mercoledì 18 giugno 2008

Sondaggi negli Stati/Quinnipiac

L'Università Quinnipiac ha pubblicato oggi il suo monitoraggio mensile dei 3 più popolosi Swing States, Florida, Ohio e Pennsylvania, Stati che dal 1960 ad oggi hanno deciso la corsa presidenziale. Grande novità: Obama ha acquisito per la prima volta una leadership demoscopica in tutti gli Stati monitorati, mentre finora aveva arrancato in Florida ed era testa a testa con McCain in Ohio.


Il ritiro di Hillary e la conclusione della primarie hanno ricompattato l'elettorato democratico, e di conseguenza Obama ha tratto beneficio dal nuovo scenario. McCain è invece sfavorito dalla forte, quasi incredible, impopolarità di Bush. Neanche un elettore su 3 apprezza l'operato dell'attuale presidente, un indubbio macigno per il candidato del Gop. Qui sotto i valori di approvazione e disapprovazione:
27 - 66 per cento in Florida
22 - 71 per cento in Ohio
24 - 72 per cento in Pennsylvania

Sondaggi negli Stati/ Rasmussen, PPP, SUSA, Civitas

Rasmussen, Survey Usa(Susa), PPP e Civitas Institute hanno pubblicato nuovi sondaggi riguardo 5 Stati. Le nuovi indagini sulla sfida per la Casa Bianca sono generalmente favorevoli al candidato democratico. Obama sfonderebbe in Ohio, e riuscerebbe a trasformare North Carolina e Virginia da solidi Red States a Battleground States, grazie al supporto dei giovani, delle aree metropolitane più dinamiche e degli afro-americani. I sondaggi di Virginia e NC confermano fondamentalmente la situazione già rilevata nei mesi scorsi, con un leggero ma costante incremento di Obama. Stupisce in questo senso il nuovo sondaggio di Susa sul Minnesota: McCain avrebbe un solo punto di svantaggio. L'elemento maggiormente strano dell'indagine demoscopica è la distribuzione territoriale del voto. Il candidato repubblicano vincerebbe infatti nelle Twin Cities, San Paul e Minneapolis, due città dove i democratici abitualmente dominano con valori superiori al 60%. Più realistico è invece il dato del Kentucky, dove McCain è in testa grazie ad un ampio supporto, 35% circa, degli elettori democratici. Dato coerente con quanto successo nel 2004, quando il 27% degli elettori Dems preferì Bush al proprio candidato, il liberal Kerry.


martedì 17 giugno 2008

Sondaggio Nazionale / ABC-WP

Il sondaggio mensile condotto da ABC News e il Washington Post mostra Obama in testa di 6 punti percentuali, in calo di 1 punto rispetto all'ultima rilevazione. Oltre ai dati sulle prossime presidenziali, sono molto indicativi i valori sullo scenario politico riportati dall'indagine. Bush raggiunge il record storico del tasso di disapprovazione di un presidente: il 68% degli americani si dichiara molto o abbastanza scontento del suo operato. Un ulteriore record si registra nel numero di persone che gli USA si trovino in una "Wrong Track", una direzione sbagliata. L'84% dei cittadini condivide questa preoccupazione, un valore superiore rispetto all'83% registrato nell'estate del '92, allorchè la presidenza di Bush padre non seppe fronteggiare una serie recessione economica. La disaffezione nei confronti dei Repubblicani al potere è tale che nel generico voto congressuale i Democratici conducono 52 a 37.





Il valore che più colpisce è la diversa percezione delle candidature di Obama e McCain nelle rispettive basi elettorali. Meno di 1/5 degli elettori di McCain è molto entusiasta di poter votare per il senatore dell'Arizona, contrapposta alla metà abbondante di molto entusiasti che si registra nel campo di Obama. Il candidato democratico guida tra gli uomini e tra le donne con un margine di vantaggio pressochè identico(7 e 6 rispettivamente). Tra i bianchi McCain ha un vantaggio di 12 punti, inferiore rispetto ai 17 registrati da Bush nel 2004, mentre gli afro-americani supportano Obama con un rapporto di 9 a 1. McCain ha un netto vantaggio(20 punti) tra le donne bianche sposate, mentre è alla pari con Obama tra le bianche single. I giovani preferiscono in modo netto Obama, che invece arranca tra gli over 65, in particolare tra quelli bianchi che garantiscono a McCain un margine di 22 punti a lui favorevole. I cattolici bianchi preferiscono ugualmente il candidato repubblicano con un discreto margine, superiore ai 10 punti.

Schiaffo o Carezza?

Patti Solis Doyle è stata nominata da Obama capo dello staff del candidato/a che affiancherà il senatore junior dell'Illinois nel ticket democratico. Doyle era il manager della campagna della Clinton, e fu licenziata in modo polemico durante il ciclo di sconfitte post Super Tuesday che sono costate la nomination ad Hillary. Alcuni Clintioniani della blogosfera notano l'analogia tra la scelta di Obama e quella di Kerry, che assunse il capo della campagna di Edwards prima di indicare lo stesso senatore della North Carolina come suo partner per il Ticket. I rumours dei fedeli al Clan dei Clinton indicherebbero invece un quadro del tutto opposto, dato che la scelta della Doyle sarebbe un insulto a Hillary in considerazione della rottura avvenuta a febbraio.

La reazione ufficiale del team Clinton è stata affidata al portavoce della senatrice di New York, che ha rimarcato come
Patti will be an asset and good addition to the Obama campaign. After nearly two decades in political life, she brings with her the ability to tap an extensive network that will be a huge asset to Senator Obama. As Senator Clinton has said, we’re all going to do our part to help elect Senator Obama as the next President of the United States.

Sondaggio Nazionale / Cook & RT Strategies

Il nuovo sondaggio mensile di Cook Political Report, condotto insieme a RT Strategies, vede un consolidamento del vantaggio di Obama, che esce dal margine di errore statistico. McCain rimane ancora molto vicino, e la Mappa Elettorale presente sul sito indica una riedizione delle ultime due elezioni presidenziali, con alcuni Stati - Iowa, Michigan, Nevada Ohio, Pennsylvania, e il nuovo tiebreaker Colorado - che decideranno il nuovo inquilino della Casa Bianca


Ulteriore aspetto interessante dell'indagine di Cook/Rt Strategies è l'ennesima conferma del forte vantaggio dei Democratici nella identificazione partitica dell'elettorato americano. Ben il 36% degli elettori registrati si definisce democratico, contro il 28% della controparte repubblicana. Il 30% dell'elettorato si definisce indipendente, ma quando il dato è allargato alla propensione partitica, il margine di vantaggio dei Democratici cresce ancora, arrivando al 46%. Il Gop arranca invece al 36%. Considerando questi dati, Obama non sta manifestando una grande performance demoscopica. Con la benzina che costa un dollaro al litro e l'economia in recessione, come sottolinea giustamente Jerome Armstrong su Mydd.com, il candidato del partito di opposizione dovrebbe volare nei sondaggi.

lunedì 16 giugno 2008

L'endorsement di AL GORE

Questa sera a Detroit Al Gore parteciperà per la prima volta ad una manifestazione di Barack Obama, e nel corso dell'evento il premio Nobel per la Pace 2007 annuncerà my support for Senator Barack Obama. From now through Election Day, I intend to do whatever I can to make sure he is elected President of the United States.

Sondaggi negli Stati

Un pò di sondaggi di Rasmussen, Mason-Dixon e New York Times su 4 Stati. Rispetto ai valori del 2004 il quadro è abbastanza statico, anche se il distacco di Obama in Nevada nasconde una possibile sorpresa. Su MySilverState.com l'analisi dei valori demoscopici nelle varie contee mostra una più che significativa chance del candidato democratico nello Stato di Las Vegas,
vinto dai Repubblicani costantemente negli ultimi 40 anni, con la sola eccezione di Bil Clinton.


domenica 15 giugno 2008

Warner rinuncia al Ticket con Obama

Mark Warner, accettando la candidatura alla Convention dei Democratici della Virginia, ha annunciato la sua indisponibilità a correre per la Vice-Presidenza affiancando la presumptive nominee Barack Obama. Dopo la rinuncia del popolare governatore dell'Ohio Strickland, Obama perde così i due migliori candidati della short-list per il Ticket Democratico, Hillary Clinton a parte.

Mark Warner, in corsa per per il seggio senatoriale della Virginia lasciato libero dal repubblicano John Warner, è il grande favorito per una delle sfide più importanti per il controllo del Senato. Governatore tra i più popolari della storia della Virginia, Mark Warner ha circa 20 punti di vantaggio sul candidato del Gop, Jim Gilmore. Per Larry Sabato Warner è l'unico democratico dello Stato - gli altri due Virginians presenti nella short-list sono Webb e Kaine - capace di regalare i 13 EV della Virginia ad Obama. Un'occasione persa per Obama, ma una notizia che farà tirare un sospiro di sollievo a Chuck Schumer, il responsabile del Democratic Senatorial Campaign Committee.

COLLEGIO ELETTORALE

Per giungere alla Casa Bianca bisogna vincere il Collegio Elettorale. L'organismo che elegge il presidente è composto nel seguente modo: ogni Stato assegna un numero di EV(Voti Elettorali) in base alla propria rappresentenza al Congresso, più i 3 EV di Washington, DC. La vittoria alle elezioni significa aggiudicarsi la metà più 1 dei 538 EV in palio. Nella blogosfera americana le previsioni sulla ripartizione degli EV sono già numerose e metodologicamente diverse: ponderazione di sondaggi, analisi demografiche e demoscopiche, media delle ultime indagini. Nella tabella sono presenti alcune delle più credibili proiezioni. Dato comune: Obama è sempre in testa.


Sondaggi Nazionali

Nella tabella le ultime rilevazioni quotidiane su base nazionale condotte da Gallup e Rasmussen. Mentre Rasmussen vede immutato il vantaggio del candidato democratico, per Gallup McCain riesce a ridurre il distacco nel margine di errore statistico.




sabato 14 giugno 2008

Sondaggi negli Stati

Midwest e West appaiono territori molto propizi per Obama. Gli ultimi due sondaggi di Rasmussen su Minnesota ed Oregon confermano questa tendenza demografica, già emersa nelle primarie. Se questi valori saranno confermati, la campagna di Obama potrà concentrare le risorse finanziarie in altri Swing States, perchè ora come ora questi due Stati appaiono sempre più certi nella colonna della presumptive nominee democratica.

venerdì 13 giugno 2008

Sondaggi negli Stati

Rasmussen prosegue il viaggio demoscopico nei singoli Stati. Obama mostra una notevole forza nell'Iowa, e sorprende ancora di più in North Carolina. Dagli internals pubblicati nello Stato del Sud pesano la disaffezione verso la guerra in Iraq e l'operato di Bush. Se Obama confermerà nei prossimi mesi questi valori negli Stati vinti da Bush nel 2004 con margini superiori ai 5 punti percentuali( sono curioso di vedere i primi sondaggi post nomination in Virginia), la campagna elettorale di McCain si troverà in una morsa potenzialmente letale. Avrà meno soldi di quella dell'avversario, e sarà costretta a difendersi in Stati considerati sicuri, mentre dovrà giocoforza rinunciare a strategie aggressive negli Stati dove il vantaggio dei Democratici è minore. It looks good





giovedì 12 giugno 2008

SCOTUS STILL RULES

Nel caso Boumediene vs Bush la Corte Suprema estende i diritti dell'Habeas Corpus anche ai terroristi imprigionati a Guantanamo, definendo non conformi alla Costituzione americana le predisposizioni del Detainee Treatment Act (2005) e del Military Commissions Act (2006 ), che avevano tolto alle corti federali la possibilità di ricevere delle richieste di Habeas Corpus da parte dei detenuti sospettati di terrorismo. Le corti militari speciali istituite da questi due atti legislativi e il loro meccanismo di funzionamento, che prevedeva l'assenza di legali oppure l'appello alla sola corte di distretto di DC, sono state ritenute non sufficienti per garantire il diritto costituzionale di disputare la propria carcerazione che ogni cittadino ha. La sentenza è stata decisa con 5 voti favorevoli e 4 contrari: al fronte progressista-moderato(Stevens, Souter, Breyer e Ginsburg) si è unito il giudice Kennedy, che ha scritto la motivazione della sentenza. La dissenting opinion è stata firmata dal blocco conservatore: Scalia, Thomas, Alito e John Roberts, l'attuale Chief Justice. Bush ha espresso contrarierà per il voto della Corte, mentre Obama si è felicitato per la bocciatura dei due atti legislativi dell'Amministrazione ancora per poco(grazie al cielo) in carica in materia di lotta al terrorismo. Secondo la presumptive nominee democratica

Today's Supreme Court decision ensures that we can protect our nation and bring terrorists to justice, while also protecting our core values. The Court's decision is a rejection of the Bush Administration's attempt to create a legal black hole at Guantanamo - yet another failed policy supported by John McCain. This is an important step toward reestablishing our credibility as a nation committed to the rule of law, and rejecting a false choice between fighting terrorism and respecting habeas corpus. Our courts have employed habeas corpus with rigor and fairness for more than two centuries, and we must continue to do so as we defend the freedom that violent extremists seek to destroy. We cannot afford to lose any more valuable time in the fight against terrorism to a dangerously flawed legal approach. I voted against the Military Commissions Act because its sloppiness would inevitably lead to the Court, once again, rejecting the Administration's extreme legal position. The fact is, this Administration's position is not tough on terrorism, and it undermines the very values that we are fighting to defend. Bringing these detainees to justice is too important for us to rely on a flawed system that has failed to convict anyone of a terrorist act since the 9-11 attacks, and compromised our core values.

L'importanza della sentenza è davvero enorme. Politicamente perde Bush due volte. Uno dei pilastri della sua presidenza viene bocciato, mentre la rivoluzione conservatrice in seno alla Corte Suprema, l'organismo forse più importante del sistema costituzionale americano, è fallita. Le due nomine bushiane, Alito e Roberts, hanno sì rafforzato il blocco conservatore, passato da 3 a 4 giudici, ma una stabile maggioranza non esiste ancora, specie nelle materie politicamente più sensibili. Una presidenza Obama dovrebbe garantire la parola fine alla rivoluzione che l'intero movimento conservatore sogna, la fine del judicialism activism in favore delle preferred freedoms. Anche per questo i Democratici voteranno compatti per il loro candidato, in particolare le donne.

Obama rimbalza ancora

Gallup conferma i 6 punti di vantaggio di Obama nel confronto nazionale con McCain. NBC/WSJ rilevano il medesimo margine in favore di Obama. Una leadership, per quanto demoscopica, acquisita grazie al forte recupero del candidato democratico tra donne, ispanici e cattolici, pilastri della coalizione sociale allestita da Hillary Clinton. Gli elettori della senatrice di New Yok sostengono il loro ex avversario alle primarie con un ottimo rapporto, 6 a 2, specie in considerazione del breve tempo passato dalla fine della campagna elettorale. Il Dream Ticket democratico porterebbe un beneficio di quattro punti percentuali, creando un divario con lo sfidante del Gop che sfiora i 10. McCain ha valori simili a quelli di Bush '04 solo tra gli uomini bianchi, gruppo sociale dove Obama crolla(-20).


Sondaggi negli Stati

Su Rasmussen Reports un pò di sondaggi sulla sfida Obama-McCain nei singoli Stati. L'impressione è che Obama vada meglio di Kerry negli Stati democratici, mentre in quelli repubblicani il candidato del Gop soffre a raggiungere i livelli di Bush. Considerazioni e indagini demoscopiche premature, ma alquanto credibili


mercoledì 11 giugno 2008

Vice Inciampo

Jim Johnson si è dimesso. L'ex presidente della Brookings Institution ha abbandonato il team preposto a selezionare i candidati alla Vice Presidenza per il ticket democratico. Johnson, che aveva svolto lo stesso ruolo per John Kerry nel 2004, ha preferito lasciare l'incarico per le polemiche generate da alcuni prestiti generosi concessi dalla Countrywide Financial, finanziaria attualmente sotto inchiesta federale. Obama aveva difeso la posizione di Jim Johnson, rimarcando come svolgesse per lui un prezioso lavoro su base volontaria, ma McCain aveva accusato il candidato democratico di ipocrisia. Johnson ha preferito lasciare il team di selezione del candidato VP, formato da Caroline Kennedy e Eric Holder per evitare ulteriori polemiche.

Lista della spesa ( Vice Presidente cercasi)

James Jones, Hillary Clinton, John Kerry, John Edwards, Evan Bayh, Kathleen Sebelius, Ted Strickland, Mark Warner, Tim Kaine, Jim Webb, Bill Nelson, Jack Reed, Joe Biden, Chris Dodd, Tom Daschle e Sam Nunn. Il duo Jim Johnson/Eric Holder, in assenza di Caroline Kennedy, ha discusso con alcuni Big democratici al Congresso di questa (lunga) serie di nomi per il posto di Vice Presidente, almeno secondo Chuck Todd della NBC. Posto che molti dei sopramenzionati sono stati inseriti per pura cortesia(Kerry no, per pietà), colpisce la presenza di così tanti senatori. Il 2008 vedrà il ritorno di un membro del Senato alla Casa Bianca. L'ultimo era stato JFK nel 1960. Un ulteriore senatore in appoggio ad Obama sembra improbabile, a meno che abbia raccolto 18 milioni di voti alle primarie.

Sotto, una breve indicazione dei tratti salienti dei nomi della prima short list democratica.

- James Jones, ex generale della Marina e al vertice del Comando militare della Nato tra il 2003 e 2006

- Hillary Clinton, senatrice di New York e candidato più votato nella storia delle primarie

- John Kerry, senatore del Massachussetts e candidato democratico per la Casa Bianca nel 2004. Ha appoggiato Obama nelle primarie

- John Edwards, ex senatore della North Carolina, vice di Kerry e concorrente alle primarie 2008.

- Evan Bayh, senatore dell'Indiana, ex governatore dello Stato ed ex grande speranza del DLC. Ha appoggiato la Clinton nelle primarie

- Kathleen Sebelius, governatore dal 2002 del Kansas e uno dei primi big democratici a sostenere Obama

- Ted Strickland, governatore dell'Ohio e per molti anni Rappresentante alla House. Endorsement pro Hillary, ha escluso ieri la sua corsa al fianco di Obama

- Mark Warner, ex governatore della Virginia, in corsa per il Senato 2008. Il politico più popolare nello Stato Madre dei Presidenti

- Tim Kaine, governatore della Virginia, cattolico, tra i più ferventi sostenitori del rinnovamento rappresentato da Obama

- Jim Webb, senatore della Virginia, ex sottosegretario alla Marina nella Reagan Administration e fermo oppositore della guerra all'Iraq

- Bill Nelson, senatore della Florida ed esperto di questioni aerospaziali

- Jack Reed, senatore del Rhode Island, tra gli esponenti più liberal del caucus democratico

- Joe Biden, senatore del Delaware, tra i massimi esponenti democratici per i temi di politica estera, più volte candidato per le presidenziali(1984, 1988, 2004 e 2008)

- Chris Dodd, senatore del Connecticut e candidato alle presidenziali 2008

- Tom Daschle, ex leader di maggioranza al Senato, ex senatore del South Dakota, top adviser di Obama

- Sam Nunn, ex senatore della Georgia, moderato e sudista, grande esperto di questioni militari, attivo nella riduzione del rischio nucleare. Prossimo ai 70

2/3 almeno di questi nomi non hanno alcuna chance di entrare nel ticket con Obama. Non stupisce la ricerca di candidati dal cotè militare: la mancanza di esperienza nelle materie di sicurezza è il più grande difetto "elettorale" della presumptive nominee democratica.

Saggezza Appalachiana per Obama

Mentre Obama lancia in North Carolina il suo tour di 2 settimane dedicato alle proposte economiche, un possibile candidato alla vice presidenza, il governatore dell'Ohio Ted Strickland, declina l'ipotesi di un ticket con Barack in un'intervista radiofonica alla Npr.

Strickland, che vinse due anni fa il Buckeye State con una percentuale superiore al 60%, rimarca come in Ohio, uno dei Swing States per definizione, vincerà

the candidate who talks specifically and convincingly about the economic circumstances facing our state and our nation.

Obama è quel candidato, rimarca Strickland, politico cresciuto nella regione appalachiana dello Stato, la zona più ostile ad Obama lungo l'intero ciclo di primarie. L'Appalachia è una delle aree più povere degli Usa, dove più è vivida l'eco delle cattive notizie economiche di questi mesi.

Il governatore dello Stato che dal 1892 ha dato i suoi EV al vincitore delle presidenziali tranne in due elezioni(1944 e 1960) rimarca come ci siano due modi per correre in Ohio:

You can use the John Kerry approach, or you can use the Ted Strickland approach ... recognizing that Ohio is big and diverse, that there are different economies in Ohio, and it is important to reach out to all of Ohio

Obama ha ottenuto un risultato formidabile nelle primarie dello Stato nelle aree metropolitane, ma ha subito una sconfitta devastante nelle zone rurali, aree che nel 2004 consegnarono la vittoria decisiva per la Casa Bianca a George W Bush ma dove nel 2006 Strickland è riuscito a vincere. Il candidato democratico alla Casa Bianca ha saggiamente deciso di affidare la propria campagna elettorale in questo Stato ad Aaron Pickrell, collaboratore di Strickland che ha guidato le mosse della Clinton nelle primarie del 4 marzo.

Qualche giorno fa LA Times riferiva invece dei problemi di John McCain: il candidato repubblicano si è scontrato con la leadership dei Citizens for Community Values, l'associazione religiosa legata all'influente Focus on The Family. Citizens for Community Values sponsorizzò il referendum contro i matrimoni gay che fu una delle chiavi per l'alta partecipazione dei cristiano evangelici nelle presidenziali di 4 anni fa, elemento essenziale per la vittoria di Bush che si impose per circa 120 mila voti, un distacco pari a circa 2 punti percentuali.

L'Ohio è una delle prime preoccupazioni di McCain: nessun repubblicano è stato mai eletto alla Casa Bianca senza vincere in questo Stato.

martedì 10 giugno 2008

All'alba dei Primi Rimbalzi


I sondaggi mostrano il primo (rim)balzo in avanti di Obama. Tipico effetto post nomination. Nel weekend la percezione del quadro politico è inoltre cambiata grazie al messaggio unitario della Clinton. La compatezza dell'elettorato democratico regala il primo, discreto vantaggio demoscopico ad Obama nel monitoraggio quotidiano compiuto da Gallup e Rasmussen. Tanto bello quanto prematuro. Più confortanti per le chance del nostro (nuovo) eroe sono i dati economici. Il crollo del Dow Jones, il calo dell'occupazione e la benzina che costa un dollaro al litro dipingono uno scenario tombale per il partito al governo.

lunedì 9 giugno 2008

Proiezioni Elettorali

Da oggi ho inserito l'icona di www.electoral-vote.com sul blog. Sarà aggiornata quotidianamente e permette di sapere l'andamento "demoscopico" del collegio elettorale, l'organo che decide l'elezione del presidente statunitense. Per vincere bisogna raggiungere quota 271. Un altro sito di previsoni elettorali, www.electionprojection.com, ha postato ieri la formula 2008 per determinare l'esito delle presidenziali di novembre. Due elementi distinguono i due siti, assurti a celebrità durante le elezioni 2004. Il primo è l'orientamento politico: il webmaster di electoral-vote è un democratico, mentre il Bloggin Caesar è un cristiano evangelico conservatore al 100%. L'altra differenza è determinata dalla metodologia di previsione: electoral-vote usa diversi algoritmi per valutare i sondaggi, mentre electionprojection li pondera con alcuni parametri. Nel 2004 si sono rivelati entrambi abbastanza efficaci. Al momento entrambi i siti vedono in vantaggio il candidato democratico. Per il risultato di electoral-vote guardate sulla vostra destra. Electionprojection prevede invece i seguenti risultati: per quanto riguarda il voto popolare, Obama batte McCain 51.79 a 47.21. Per quanto concerne il collegio elettorale, il candidato democratico vincerebbe aggiundicandosi 304 EV contro i 234 dello sfidante repubblicano. Rispetto al 2004, quando Bush se ne aggiudicò 286, Obama strapperebbe al Gop il Colorado, l'Iowa, il Missouri, il New Mexico e l'Ohio.

domenica 8 giugno 2008

Hillary Clinton appoggia Barack Obama

Hillary e il suo meraviglioso discorso di endorsement. Ennesima, straordinaria dimostrazione dei motivi per i quali è diventata il candidato che ha raccolto il maggior numero di voti nella storia delle primarie.

Thank you very, very much. Well, this isn't exactly the party I'd planned, but I sure like the company.

And I want to start today by saying how grateful I am to all of you, to everyone who poured your hearts and your hopes into this campaign, who drove for miles and lined the streets waving homemade signs, who scrimped and saved to raise money, who knocked on doors and made calls, who talked, sometimes argued with your friends and neighbors...

... who e-mailed and contributed online, who invested so much in our common enterprise, to the moms and dads who came to our events, who lifted their little girls and little boys on their shoulders and whispered in their ears, "See, you can be anything you want to be."

To the young people...

... like 13-year-old Anne Riddell from Mayfield, Ohio, who had been saving for two years to go to Disney World and decided to use her savings instead to travel to Pennsylvania with her mom and volunteer there, as well.

To the veterans, to the childhood friends, to New Yorkers and Arkansans...

... who traveled across the country, telling anyone who would listen why you supported me. And to all of those women in their 80s and their 90s...


... born before women could vote, who cast their votes for our campaign. I've told you before about Florence Stein (ph) of South Dakota who was 88 years old and insisted that her daughter bring an absentee ballot to her hospice bedside. Her daughter and a friend put an American flag behind her bed and helped her fill out the ballot.

She passed away soon after and, under state law, her ballot didn't count, but her daughter later told a reporter, "My dad's an ornery, old cowboy, and he didn't like it when he heard Mom's vote wouldn't be counted. I don't think he had voted in 20 years, but he voted in place of my mom."

So to all those who voted for me and to whom I pledged my utmost, my commitment to you and to the progress we seek is unyielding.

You have inspired and touched me with the stories of the joys and sorrows that make up the fabric of our lives. And you have humbled me with your commitment to our country. Eighteen million of you, from all walks of life...

... women and men, young and old, Latino and Asian, African- American and Caucasian...

... rich, poor, and middle-class, gay and straight, you have stood with me.

And I will continue to stand strong with you every time, every place, in every way that I can. The dreams we share are worth fighting for.

Remember, we fought for the single mom with the young daughter, juggling work and school, who told me, "I'm doing it all to better myself for her."

We fought for the woman who grabbed my hand and asked me, "What are you going to do to make sure I have health care?" and began to cry, because even though she works three jobs, she can't afford insurance.

We fought for the young man in the Marine Corps t-shirt who waited months for medical care and said, "Take care of my buddies over there, and then will you please take care of me?"

We fought for all those who've lost jobs and health care, who can't afford gas or groceries or college, who have felt invisible to their president these last seven years.

I entered this race because I have an old-fashioned conviction that public service is about helping people solve their problems and live their dreams. I've had every opportunity and blessing in my own life, and I want the same for all Americans.

And until that day comes, you'll always find me on the front lines of democracy, fighting for the future.

The way to continue our fight now, to accomplish the goals for which we stand is to take our energy, our passion, our strength, and do all we can to help elect Barack Obama, the next president of the United States.

Today, as I suspend my campaign, I congratulate him on the victory he has won and the extraordinary race he has run. I endorse him and throw my full support behind him.

And I ask all of you to join me in working as hard for Barack Obama as you have for me.

I have served in the Senate with him for four years. I have been in this campaign with him for 16 months. I have stood on the stage and gone toe-to-toe with him in 22 debates. I've had a front-row seat to his candidacy, and I have seen his strength and determination, his grace and his grit.

In his own life, Barack Obama has lived the American dream, as a community organizer, in the State Senate, as a United States senator. He has dedicated himself to ensuring the dream is realized. And in this campaign, he has inspired so many to become involved in the democratic process and invested in our common future.

Now, when I started this race, I intended to win back the White House and make sure we have a president who puts our country back on the path to peace, prosperity and progress. And that's exactly what we're going to do, by ensuring that Barack Obama walks through the doors of the Oval Office on January 20, 2009.

Now, I understand -- I understand that we all know this has been a tough fight, but the Democratic Party is a family. And now it's time to restore the ties that bind us together and to come together around the ideals we share, the values we cherish, and the country we love.

We may have started on separate journeys, but today our paths have merged. And we're all heading toward the same destination, united and more ready than ever to win in November and to turn our country around, because so much is at stake.

We all want an economy that sustains the American dream, the opportunity to work hard and have that work rewarded, to save for college, a home and retirement, to afford that gas and those groceries, and still have a little left over at the end of the month, an economy that lifts all of our people and ensures that our prosperity is broadly distributed and shared.

We all want a health care system that is universal, high-quality and affordable...

... so that parents don't have to choose between care for themselves or their children or be stuck in dead-end jobs simply to keep their insurance.

This isn't just an issue for me. It is a passion and a cause, and it is a fight I will continue until every single American is insured, no exceptions and no excuses.

We all want an America defined by deep and meaningful equality, from civil rights to labor rights, from women's rights to gay rights...
... from ending discrimination to promoting unionization, to providing help for the most important job there is: caring for our families.

And we all want to restore America's standing in the world, to end the war in Iraq, and once again lead by the power of our values...

... and to join with our allies to confront our shared challenges, from poverty and genocide to terrorism and global warming.

You know, I've been involved in politics and public life in one way or another for four decades. And during those...

During those 40 years, our country has voted 10 times for president. Democrats won only three of those times, and the man who won two of those elections is with us today.

We made tremendous progress during the '90s under a Democratic president, with a flourishing economy and our leadership for peace and security respected around the world.

Just think how much more progress we could have made over the past 40 years if we'd had a Democratic president. Think about the lost opportunities of these past seven years on the environment and the economy, on health care and civil rights, on education, foreign policy and the Supreme Court.

Imagine how far...

... we could have come, how much we could have achieved if we had just had a Democrat in the White House.

We cannot let this moment slip away. We have come too far and accomplished too much.

Now, the journey ahead will not be easy. Some will say we can't do it, that it's too hard, we're just not up to the task. But for as long as America has existed, it has been the American way to reject can't-do claims and to choose instead to stretch the boundaries of the possible through hard work, determination, and a pioneering spirit.

It is this belief, this optimism that Senator Obama and I share and that has inspired so many millions of our supporters to make their voices heard. So today I am standing with Senator Obama to say: Yes, we can!

And that together we will work -- we'll have to work hard to achieve universal health care. But on the day we live in an America where no child, no man, and no woman is without health insurance, we will live in a stronger America. That's why we need to help elect Barack Obama our president.

We'll have to work hard to get back to fiscal responsibility and a strong middle class. But on the day we live in an America whose middle class is thriving and growing again, where all Americans, no matter where they live or where their ancestors came from, can earn a decent living, we will live in a stronger America. And that is why we must help elect Barack Obama our president.

We'll have to work hard to foster the innovation that will make us energy independent and lift the threat of global warming from our children's future. But on the day we live in an America fueled by renewable energy, we will live in a stronger America. And that is why we have to help elect Barack Obama our president.

We'll have to work hard to bring our troops home from Iraq and get them the support they've earned by their service. But on the day we live in an America that's as loyal to our troops as they have been to us, we will live in a stronger America. And that is why we must help elect Barack Obama our president.


This election is a turning-point election. And it is critical that we all understand what our choice really is. Will we go forward together, or will we stall and slip backwards?

Now, think how much progress we've already made. When we first started, people everywhere asked the same questions. Could a woman really serve as commander-in-chief? Well, I think we answered that one.

Could an African-American really be our president? And Senator Obama has answered that one.
Together, Senator Obama and I achieved milestones essential to our progress as a nation, part of our perpetual duty to form a more perfect union.

Now, on a personal note, when I was asked what it means to be a woman running for president, I always gave the same answer, that I was proud to be running as a woman, but I was running because I thought I'd be the best president. But...

But I am a woman and, like millions of women, I know there are still barriers and biases out there, often unconscious, and I want to build an America that respects and embraces the potential of every last one of us.

I ran as a daughter who benefited from opportunities my mother never dreamed of. I ran as a mother who worries about my daughter's future and a mother who wants to leave all children brighter tomorrows.

To build that future I see, we must make sure that women and men alike understand the struggles of their grandmothers and their mothers, and that women enjoy equal opportunities, equal pay, and equal respect.

Let us resolve and work toward achieving very simple propositions: There are no acceptable limits, and there are no acceptable prejudices in the 21st century in our country.

You can be so proud that, from now on, it will be unremarkable for a woman to win primary state victories...

... unremarkable to have a woman in a close race to be our nominee, unremarkable to think that a woman can be the president of the United States. And that is truly remarkable, my friends.

To those who are disappointed that we couldn't go all of the way, especially the young people who put so much into this campaign, it would break my heart if, in falling short of my goal, I in any way discouraged any of you from pursuing yours.

Always aim high, work hard, and care deeply about what you believe in. And, when you stumble, keep faith. And, when you're knocked down, get right back up and never listen to anyone who says you can't or shouldn't go on.

As we gather here today in this historic, magnificent building, the 50th woman to leave this Earth is orbiting overhead. If we can blast 50 women into space, we will someday launch a woman into the White House.

Although we weren't able to shatter that highest, hardest glass ceiling this time, thanks to you, it's got about 18 million cracks in it...

... and the light is shining through like never before, filling us all with the hope and the sure knowledge that the path will be a little easier next time.

That has always been the history of progress in America. Think of the suffragists who gathered at Seneca Falls in 1848 and those who kept fighting until women could cast their votes.


Think of the abolitionists who struggled and died to see the end of slavery. Think of the civil rights heroes and foot soldiers who marched, protested, and risked their lives to bring about the end of segregation and Jim Crow.


Because of them, I grew up taking for granted that women could vote and, because of them, my daughter grew up taking for granted that children of all colors could go to school together.

Because of them, Barack Obama and I could wage a hard-fought campaign for the Democratic nomination. Because of them and because of you, children today will grow up taking for granted that an African-American or a woman can, yes, become the president of the United States. And so...


... when that day arrives, and a woman takes the oath of office as our president, we will all stand taller, proud of the values of our nation, proud that every little girl can dream big and that her dreams can come true in America.

And all of you will know that, because of your passion and hard work, you helped pave the way for that day. So I want to say to my supporters: When you hear people saying or think to yourself, "If only, or, "What if," I say, please, don't go there. Every moment wasted looking back keeps us from moving forward.


Life is too short, time is too precious, and the stakes are too high to dwell on what might have been. We have to work together for what still can be. And that is why I will work my heart out to make sure that Senator Obama is our next president.

And I hope and pray that all of you will join me in that effort.

To my supporters and colleagues in Congress, to the governors and mayors, elected officials who stood with me in good times and bad, thank you for your strength and leadership.

To my friends in our labor unions who stood strong every step of the way, I thank you and pledge my support to you.

To my friends from every stage of my life, your love and ongoing commitment sustained me every single day.

To my family, especially Bill and Chelsea and my mother, you mean the world to me, and I thank you for all you have done.

And to my extraordinary staff, volunteers and supporters...

... thank you for working those long, hard hours. Thank you for dropping everything, leaving work or school, traveling to places that you've never been, sometimes for months on end. And thanks to your families, as well, because your sacrifice was theirs, too. All of you were there for me every step of the way.

Now, being human, we are imperfect. That's why we need each other, to catch each other when we falter, to encourage each other when we lose heart. Some may lead, some may follow, but none of us can go it alone.

The changes we're working for are changes that we can only accomplish together. Life, liberty and the pursuit of happiness are rights that belong to us as individuals. But our lives, our freedom, our happiness are best enjoyed, best protected, and best advanced when we do work together.

That is what we will do now, as we join forces with Senator Obama and his campaign. We will make history together, as we write the next chapter in America's story. We will stand united for the values we hold dear, for the vision of progress we share, and for the country we love.

There is nothing more American than that.

And looking out at you today, I have never felt so blessed. The challenges that I have faced in this campaign...

... are nothing compared to those that millions of Americans face every day in their own lives.

So today I'm going to count my blessings and keep on going. I'm going to keep doing what I was doing long before the cameras ever showed up and what I'll be doing long after they're gone: working to give every American the same opportunities I had and working to ensure that every child has the chance to grow up and achieve his or her God- given potential.

I will do it with a heart filled with gratitude, with a deep and dividing love for our country, and with nothing but optimism and confidence for the days ahead.

This is now our time to do all that we can to make sure that, in this election, we add another Democratic president to that very small list of the last 40 years and that we take back our country and once again move with progress and commitment to the future.

Thank you all. And God bless you, and God bless America.